Elemento ricorrente nell’abbigliamento delle donne di fine Ottocento, le scarpette in satin rosa nascono come oggetti intimi perché difficilmente visibili da sotto i lunghi abiti indossati. In questo raffinato dipinto ad olio datato 1879-1880 Eva Gonzalès, attraverso una tavolozza di pochi ma intensi e brillanti colori, trasforma la scarpetta da sera in unica protagonista della composizione, ritratto misterioso della contemporaneità.
Sull’esempio delle nature morte del maestro Édouard Manet, la pittrice sembra riuscire a catturare e a mostrare l’essenza di oggetti inanimati. In questo caso le scarpette di un rosa deciso emergono dal fondo scuro e avvolte da un’atmosfera enigmatica si fanno portavoce della dimensione intima del mondo femminile.
Un’intimità ancora più profonda è nella versione speculare delle scarpette in bianco, adagiate su una superficie decorata, probabilmente un tappeto da camera. Accanto alle pantofole bianche, Eva Gonzalès colloca una rosa dello stesso colore rosa brillante dell’altro paio in un gioco di misteriosi richiami e collegamenti.
La scarpetta rosa con il pompon è protagonista anche di una serie di incisioni di Henri Guérard, marito di Gonzalès, dove è raffigurata assalita da minuscoli uomini giapponesi che si arrampicano energicamente su di lei, in ogni punto, anche sul pompon. Trasformata quasi in feticcio e simbolo della velata dimensione femminile assalita dall’interesse del mondo esterno, la scarpetta è resa anche qui con un rosa brillante e vitale.
Un paio di queste scarpette recanti un’etichetta che mostra una produzione orientale (Hing Sheng) è nella raccolta del Metropolitan Museum of Art di New York. La fattura è la stessa dei coevi prodotti europei ed è probabile che pur realizzate in Cina fossero destinate alla clientela occidentale trasferitasi nelle maggiori città cinesi.
Sempre nella collezione del Metropolitan un altro modello di scarpe da sera in satin rosa, in questo caso appartenenti proprio agli anni delle opere impressioniste.
Tocco di eleganza e di femminilità sospesa tra intimità e disvelamento, la scarpetta rosa emerge anche dal pesante abito grigio della suonatrice d’arpa dipinto da Gonzalès qualche anno prima delle piccole tele citate.
È interessante notare come questo ritratto venga realizzato dall’artista esattamente un anno dopo un’opera di Manet “Berthe Morisot con la scarpa rosa”.
In questo dipinto conservato nella collezione dell’Hiroshima Museum, Manet ritrae Morisot in piedi, le guance arrossate e una mano portata alla bocca quasi a trattenere un’emozione che il viso cerca di far trapelare. Dalla lunga vestaglia nera fa capolino una scarpina rosa, brillante punta di colore della composizione.
Indizio di un rapporto confidenziale tra il pittore e la modella, la scarpa rosa contribuisce ad intensificare l’atmosfera sospesa e misteriosa del celebre ritratto.
“Erano un paio di pantofole di satin rosa con un orlo di cigno. Quando si sedeva sulle ginocchia di lui, la sua gamba non toccava terra, penzolava per aria, e la leggiadra scarpetta, che non stava mai ferma, rimaneva sospesa soltanto per le dita al suo piede nudo” descriveva Flaubert nel suo capolavoro “Madame Bovary” parlando della relazione tra Emma e il giovane Léon ed evidenziando il ruolo di strumento di seduzione e fascino delle calzature femminili in quel periodo.
Non da sera ma da ballo sono le scarpette rosa che tanto ritornano nella produzione di Edgar Degas.
L’artista indaga il tema nella danza nell’arco di tutta la sua carriera, mostrando le ballerine in qualsiasi momento della loro quotidianità e del loro lavoro e cogliendone ogni tipo di emozione e atteggiamento.
“La classe di danza” della National Gallery of Art di Washington, esempio perfetto di un’analisi che spazia dai momenti di prove di balletto a quelli di riposo e confidenze tra le danzatrici, ci mostra in primo piano due paia di scarpette rosa su una panca, centro simbolico della composizione.
“A parte il cuore, mi sembra che tutto man mano invecchi in me. E anche questo cuore ha qualcosa di artificiale. Le ballerine l’hanno cucito in un sacchetto di satin rosa un po’ sciupato, come le loro scarpe di danzatrici”.